Kyokushin significa “ultima verità”, conosciuto come “the strongest karate”, noto a tutti come il karate estremo, è più di uno stile di karate, è una disciplina completa che intreccia tecniche di pugilato, judo, kenpo, taekwondo e muay thai in una sola formula di combattimento, una disciplina che comunque mantiene la tradizione attraverso le specialità tipiche del karate (kihon, kata e kumite), ma che agli occhi dei profani può risultare disciplina ardua e molto selettiva:

kumite con le regole del KO, kihon sotto una cascata e allenamenti al limite, esercizi al makiwara e al sacco di sabbia, meditazione e prove di rottura, calci spettacolari (es. kaiten-mawashi) e calci di tibia alle articolazioni (gedan-mawashi), una disciplina che nella sua dinamica esprime forza d’urto ed efficacia, insomma quel karate che mi aspetto di trovare quando metto piede in un Dojo di karate.

Il Kyokushin è forza interiore, ma anche filosofia e stile di vita, la sua forza è nel suo spirito indomito che è tangibile come il kanji ricamato sul petto della casacca (gi), risiede nel cuore di chi lo vive nel quotidiano: sacrifici, duro lavoro e allenamenti finalizzati al combattimento, una formula di tecniche che vanno a temprare corpo e mente, gestione della fatica e del dolore, ma anche orientamento zen e studio della spada giapponese.

Il kumite (combattimento) sebbene sia un full-contact su tatami, viene gestito in due fasi, quello sportivo molto diffuso e comune che comunque contempla regole di ingaggio per ovvi motivi di sicurezza (previsti calci alti, alle articolazioni, ginocchiate e pugni al tronco, non sono ammessi gomitate e pugni al viso), quello tradizionale di Oyama (sogu-kumite) che viene studiato e praticato da poche scuole ormai perché molto rischioso (oltre a calci e ginocchiate, sono ammessi colpi a mano aperta, gomitate e pugni al viso, con proiezioni e chiusura a terra).

La forza del Kyokushin non è nella sigla di un gruppo piuttosto che un altro, come non esistono discipline migliori o peggiori, così non esistono organizzazioni migliori o peggiori, bensì uomini migliori e altri peggiori, dove il nostro miglior risultato dipende dal nostro miglior impegno.

La scelta di una disciplina non deve cadere sulla sigla di appartenenza, piuttosto, deve cadere sul maestro che rappresenta quella disciplina. Questo è il mio unico criterio di scelta, l’elasticità di pensiero, il cuore, la qualità tecnica, e non la dialettica, tantomeno la federazione che può essere di tutto rispetto sicuramente, ma che non può identificare le reali capacità di un maestro.

L’arte marziale presenta diversi sentieri, diversi sentieri conducono per forza di cose a diversi traguardi, perciò il mio suggerimento è quello di vivere l’arte marziale a 360 gradi: tenere la mente aperta per avere una visione ampia delle cose, osservare ogni dettaglio della tecnica, migliorare l’esecuzione della tecnica, vivere emozioni e contenuti, lasciare che il corpo esprima il miglior movimento, perché il movimento sarà il vero trasportatore della tecnica.

Nelle arti marziali, al contrario, si cresce con sudore, impegno e sacrifici: ogni cosa ha i suoi tempi di crescita, deve solo essere fatta con passione, come per un samurai che fa del dettaglio uno stile di vita, questo è lo spirito giusto, fare dell’arte marziale uno stile di vita, ed è questa “l’ultima verità” del Kyokushinkai. Bisogna prendersi cura di tutte le cose e non abbandonare nessuna di esse, ogni aspetto, ogni settore, ogni allenamento, ogni tecnica è essenziale, niente può dirsi superfluo: equilibrio, movimento, distanza, accelerazione, sono variabili che molti praticanti trascurano, per il Kyokushin autentico sono invece una regola, ma anche un traguardo tangibile a cui tutti possono arrivare lavorando con perseveranza e metodo.

IL MAESTRO EMILIO BEVILACQUA

Classe 1966, sport: Karate, ex-campione del mondo con un totale di 21 medaglie d’oro, con recensioni su stampa nazionale e internazionale; professione: sicurezza e difesa, ex-militare oggi security manager.
Riconoscimenti di carattere storico:
Samurai d’argento in Giappone nel 2007, Hall Of Fame USA per il Karate nel 2010, Golden ring per l’Eccellenza nelle arti marziali (MHOF California, USA). Dal 2015 è branch chief Italia di karate kyokushinkai, dal 2017 è presidente europeo di World Kyokushin-Kai Karate (Japan) su nomina diretta del presidente mondiale Seishin Iwashita, oggi il Maestro Bevilacqua è SAIKO SHIHAN con nomina dal Giappone partita il 28 ottobre 2018 e formalizzata dalla federazione mondiale giapponese il 13 marzo 2019 attraverso cerimonia solenne. Saiko significa “supremo”, Saiko Shihan (supremo tra gli shihan), dove shihan indica il maestro esperto di alto livello, il titolo Saiko Shihan è il più elevato rango di Maestro nella cultura marziale giapponese, il Saiko Shihan è “maestro dei maestri”.

Un titolo che può essere conferito solo ed esclusivamente da una federazione mondiale giapponese che ha sede in Giappone, su scelta di un Hanshi (shihan anziano 8 Dan) che sia stato allievo diretto del fondatore o del precedente saiko shihan, infine, titolo che può essere rivestito da uno e uno solo per designazione condivisa di un comitato tecnico mondiale formato da shihan di alto rango, vidimato dal presidente (kancho) e dal maestro capo ramo (soke). Nel caso di Bevilacqua il titolo è stato riconosciuto dai Kaikan di Kobe e Osaka, vidimato dalla federazione mondiale giapponese World Kyokushin-Kai Karate Org (WKKO, Gifu Japan) di Kancho Seishin Iwashita, su scelta espressa da Andrey Soke Coulombe (8 Dan).

Saiko Shihan

Emilio Bevilacqua 

Europe President

World Committee 

最高師範極真会

ワールド極真会空手連盟本部

World Kyokushin-Kai Karate Org 

www.emiliobevilacqua.it