La Muay-Thai è lo sport nazionale thailandese, codificata e trasformata in sport da ring tra il 1930 e 1940, attraverso l’influenza dei coloni britannici che praticavano la primordiale Bare Knuckles, con regole specifiche del sistema occidentale, come protezioni, un ring e l’arbitro.

La Thai boxe è il frutto di diversi stili, denominata Boran, che in lingua thai significa antico; le arti marziali siamesi derivano dall’India, più precisamente dal Malla Huddha. Il popolo degli Ao-Lai, partendo dall’India, si stabilì dall’est al sud-est asiatico, intorno al 200 a.C, in quello che sarebbe diventato l’attuale regno del Siam. Sotto il nome di Muay-Thai Boran si raccolsero diverse arti che contribuirono ad arricchirne il bagaglio tecnico culturale e militare.

Nella Muay antica vengono usate tecniche per disarticolare (chap hak), deflezioni (muay pram), clinch (chap ko), strangolamenti e lotta a terra; i pugni utilizzati (mahd) sono a mano aperta, palmo, dorso, avambraccio e dita, aggiungendo gomiti (sok), calci (tae), ginocchiate (kao) e includendo anche la testa (hua) risultano  ben nove le armi naturali del corpo che potrebbero essere impiegate in uno scontro pesantissimo. L’incessante condizionamento osseo (phat bon) rende il combattente (nak su, o guerriero thai) velenoso, letale e consapevole della propria forza.

L’impiego di queste tecniche antiche è studiato e applicato in modo da poter offendere immediatamente l’avversario; il metodo di Re Phra Chao Sua (il ‘Re Tigre’) vissuto a Ayuddhaya nel XVIII secolo, è caratterizzato da ventidue forme, dette di ‘aggressione immediata’, un sistema pragmatico e violento a cui venivano abbinati movimenti imprevedibili che rendevano il combattente abile per poter entrare nella guardia speciale del re, la Muay-Luang.

Se la Muay è conosciuta come una delle arti di combattimento più stimate e temute al mondo, il merito è proprio del Re Tigre e di quella gloriosa era che è stata per Ayuddhaya e per le arti marziali del regno del Siam. Nello sport da combattimento ci sono elementi tradizionali che fanno capire il legame stretto tra il moderno e l’antico, uno di questi è la danza propiziatoria, che viene eseguita prima del match.

Il combattente (nak muay) esegue un vero rituale, una cerimonia, dove onora il Buddha, i suoi insegnamenti, e ringrazia il proprio maestro; questo è senz’altro il momento di maggior introspezione, che si compone di due sequenze, una a terra (wai kru), eseguita con tre inchini, chiamati saam krab e una in piedi, detta ram muay, o phrom-si-na. La funzione è di preparare fisicamente e mentalmente il combattente all’incontro, eseguendo movimenti dinamici di tipo yoga thai e posizioni che derivano da una più ancestrale disciplina, denominata ‘lunesee’; la parte eseguita in piedi è, come detto, caratterizzata da una serie di spostamenti che utilizzano il footwork ‘yang sam khum’, per portare l’esecutore nelle quattro direzioni, assumendo posture particolari, risalente al celeberrimo poema epico ‘Ramakien’.

Abbiamo quindi un’arte marziale, uno sport da combattimento, ma anche un sistema di tipo militare in uso alle forze speciali thai, e non solo a loro, il ‘Lert-Rit’; i reparti militari operativi hanno, da sempre, approfondito lo studio delle tecniche per eliminare un nemico a mani nude negli scontri che, in gergo, prendono il termine di ‘close combat’.

Tale strategia indica la tendenza a ‘chiudere’ il duello corpo a corpo con l’utilizzo diretto di strangolamenti, eseguiti a una mano, o con l’impiego delle due braccia, oppure con la combinazione del clinch e della testa; quest’ultima può essere impiegata in moltissime azioni difensive, in avanti, a lato, dal basso verso l’alto, per avanzamento ecc.. Nel Lert-Rit esistono sistemi di close combat ben integrati nel mondo moderno, che, tuttora, hanno una continua evoluzione.

Ho iniziato con il Karate Shotokan a 14 anni, passando alla Muay Thai sportiva negli anni ’90 e, successivamente, alla Muay Thai Boran (lotta thailandese antica). Attualmente mi alleno presso l’Accademia Piccolo Drago Team Satori Como di Fino Mornasco, sotto la direzione del maestro Christian Olivo. Partecipo continuamente a stage d’ aggiornamento tenuti da maestri italiani e stranieri di fama internazionale. Ringrazio il maestro Antonio Di Salvo per avermi dato la possibilità di illustrare la mia arte marziale che continuo a studiare con passione.

Sawadee kap.

Pierpaolo Maria Bonfanti

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